Il Trovatore di G. Verdi al Taranto Opera Festival: prenota ora

Prenota subito il tuo posto migliore a Il Trovatore, seconda opera della “trilogia popolare” di Giuseppe Verdi 

Il prossimo 14 e 15 Marzo 2023 andrà in scena Il Trovatore, seconda opera della “trilogia popolare” di Giuseppe Verdi.

Il Trovatore è un dramma in quattro atti e otto quadri, ambientato in Spagna al principio del XV secolo.

Racconta fiammeggianti passioni come l’amore, la gelosia, la vendetta, l’odio e la lussuria.

Richiedi maggiori informazioni chiamando il numero 3757044367  (rispondiamo dalle ore 9 alle ore 13 e dalle ore 16 alle ore 20).

Come acquistare biglietti all’opera 

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Sono disponibili agevolazioni per Docenti pubblici e studenti. 
 
MAGGIORI INFORMAZIONI chiamando il numero 3757044367  (rispondiamo dalle ore 9 alle ore 13 e dalle ore 16 alle ore 20).     
 

Trama

ATTO I

Atrio del Palazzo di Aliaferia. Ferrando – il Capitano delle Guardie – racconta ai familiari del Conte e ad alcuni armigeri una storia riguardante il Conte di Luna: quando questi era ancora neonato, una zingara venne vista intorno alla culla di suo fratello Garzia. Poco dopo il piccolo si ammalò; la zingara venne quindi accusata di stregoneria e condotta al rogo. Per vendetta, la figlia della zingara rapì il piccolo Garzia e ne bruciò il corpo nel punto in cui sua madre trovò la morte.

Intanto nel giardino esterno del Palazzo, la giovane Leonora confida a Ines di essere innamorata del valoroso Manrico (il Trovatore). Una notte l’ha sentito rivolgerle una struggente serenata, ma da quel momento la guerra li ha tenuti separati.

Il Conte – segretamente innamorato di Leonora – si appresta verso la sua stanza, per confidarle il suo amore, quando sente in lontananza il canto di Manrico che si avvicina.

Leonora scende dai suoi alloggi per correre incontro a Manrico (il Trovatore del titolo); nel buio però rivolge le sue parole d’amore al Conte. Resasi conto dell’equivoco, corre tra le braccia di Manrico.

Il Conte, accecato dalla gelosia, sfida Manrico (suo rivale in guerra e in amore) a duello. I due si allontanano con le spade sguainate.

ATTO II

Su una montagna della Biscaglia, ai primi albori, sta la zingara Azucena accanto al figlio Manrico.

Lei racconta la storia di come sua madre venne messa al rogo per stregoneria dal Conte, e di come sul punto di morte chiese a lei – sua figlia – di vendicarla.

Azucena, pervasa da furia vendicativa, rapì il figlio dell’allora Conte con l’intenzione di gettarlo tra le fiamme. Placatasi la sua follia, si accorge di aver dato alle fiamme non il figlio del Conte, bensì il suo bambino.

Ascoltando questa storia, Manrico resta esterrefatto e le domanda se lui sia veramente suo figlio; Azucena frettolosamente lo rassicura, dicendogli che è suo figlio. Gli domanda inoltre come mai durante il duello con il Conte lo abbia voluto risparmiare; Manrico risponde che una forza arcana gli ha impedito di sferrare il colpo fatale.

Giunge il messo Ruiz che porta la notizia della conquista di Castellor, e che Leonora – credendolo morto – ha deciso di entrare in convento. Manrico parte allora per riconquistare la sua amata, mentre Azucena tenta invano di fermarlo.

Anche il Conte è deciso a riprendersi Leonora e ne architetta il rapimento; sopraggiunge però Manrico che sventa il piano e fugge con Leonora.

ATTO III

Il Conte è ritornato all’accampamento poco fuori le mura di Castellor; medita la riconquista della città e la vendetta su Manrico, rifugiatosi insieme a Leonora e i suoi proprio a Castellor.

Alcuni esploratori di ronda tornano al campo dopo aver catturato una zingara che andava vagando fuori le mura della città: si tratta di Azucena, partita alla ricerca di Manrico e preoccupata per le sue sorti.

Ferrando riconosce in lei la zingara che quindici anni prima rapì e diede alle fiamme Garzia; il Conte decide che anche la zingara dovrà patire la stessa sorte.

Intanto, nella cappella di Castellor, Manrico e Leonora si apprestano a sposarsi; giunge però il fedele Ruiz con la notizia della cattura e della imminente messa al rogo di Azucena.

Manrico lascia Leonora e parte per tentare di salvare la madre.

ATTO IV

Leonora si fa accompagnare da Ruiz alla torre dove vengono rinchiusi i prigionieri; lì vi sono imprigionati anche Manrico e Azucena.

Si aprono le porte e ne esce il Conte; Leonora annuncia la sua presenza e chiede al Conte la grazia per Manrico. Il Conte è stupito nel vederla, l’aveva cercata in lungo e largo dopo la cattura di Manrico. Leonora è disposta a tutto pur di salvare la vita al suo giovane amante; giura quindi amore eterno al Conte, se lui risparmierà la vita di Manrico.

Il Conte accetta di buon grado questa offerta; non vista, Leonora beve il veleno racchiuso nel suo anello.

Leonora viene condotta fino alla cella di Manrico; accanto a lui dorme Azucena.

Lei gli intima di uscire, ora è libero grazie alla sua intercessione.

Manrico capisce che la sua amata ha scelto di cedere al Conte pur di salvargli la vita; proprio in quell’istante ella si accascia. Leonora gli confessa di aver ingerito il veleno per poter morire da sua amante, piuttosto che vivere anche solo un giorno accanto a un altro. Un ultimo saluto e muore tra le sue braccia.

Il Conte, sentendosi preso in giro, decide di giustiziare comunque Manrico. 

Il Trovatore viene portato al patibolo, mentre le urla svegliano Azucena; il Conte la trascina alla finestra della cella giusto in tempo per farla assistere all’esecuzione del figlio. Lei urlando rivela al Conte che l’uomo appena giustiziato era in realtà suo fratello; prima di cadere ai piedi della finestra, il suo pensiero va alla madre, finalmente vendicata.

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